Forme di violenza

VIOLENZA DI GENERE

Ogni atto di violenza fondato sul genere che provoca o possa provocare danni fisici, sessuali o psicologici alle donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia che si verifichi nella vita pubblica o privata. La Convenzione di Instanbul definisce la  violenza nei confronti delle donne”  come una “violazione dei diritti umani”. 

VIOLENZA DOMESTICA

Ogni atto di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verifica all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partners.

Violenza fisica

Ogni atto di aggressione fisica riconducibile ad una fattispiece di reato per lesioni personali come schiaffi, morsi, calci, pugni, lancio di oggetti, percosse, soffocamento, minaccia o uso di armi da fuoco o da taglio.

Violenza sessuale

L’imposizione di un rapporto sessuale o di una intimità non consensuali ottenuti con minacce e sopraffazione.

Violenza psicologica

Ogni atto discriminatorio che lede la dignità della donna come la derisione, l’insulto, la denigrazione, le minacce verbali di abuso, aggressione o tortura nei confronti della donna e/o la sua famiglia, il controllo persecutorio della sfera sociale della donna finalizzato all’isolamento. Il reato di stalking rientra nella fattispecie.

Violenza economica

Ogni atto teso ad ostacolare l’autonomia economica della donna come la negazione dell’accesso alle finanze familiari, il boicotaggio della realizzazione professionale della donna, il mancato adempimento dei doveri di mantenimento stabiliti dalla legge, la disparità salariale tra uomini e donne.

Violenza assistita

“Ogni atto di violenza compiuto su esseri viventi ed esperito da altri esseri viventi, che possono aspettarsi di subire lo stesso destino e/o con le quali le vittime abbiano un rapporto significativo (R. Luberti, 2017).

Secondo diverse fonti assistere al maltrattamento ed alla violenza su una persona cara, madre o fratelli, equivale a subire in maniera diretta la violenza, con conseguenze estremamente dannose a livello fisico e psicologico.

“Assistere ad un maltrattamento sulla propria madre, dunque, è come subire direttamente un maltrattamento e pertanto la violenza assistita intrafamiliare è una condizione di grave pericolo per il bambino. (Congresso Internazionale di Singapore sulla violenza in famiglia,1998; Congresso “Stop Domestic Violence” di Ipswick, 1999; CISMAI, 1999; WHO, 2002; WHO, ONU, UNICEF,2006; Save the Children, 2011).

I danni della violenza assistita variano in base all’età del bambino, alla durata e gravità dei maltrattamenti assistiti, al contesto familiare, alla qualità dell’intervento sociale.

Contrariamente al pensiero comune, le conseguenze della violenza assistita sono più importanti quanto più il bambino è piccolo, poiché la sua struttura psicologica è più fragile, e pertanto i danni allo sviluppo, più gravi. Si osservano conseguenze gravissime a partire dalla violenza assistita durante gravidanza, con ritardi nello sviluppo neuromuscolare, problematiche a livello endocrino e al sistema immunitario a causa dello stress materno.

La violenza assistita durante i primi due anni di vita può comportare disorganizzazione sensomotoria, ritardi significativi nella crescita e difficoltà nello sviluppare un sano stile di attaccamento con un genitore di riferimento, a causa della condizione di paura e stress prolungato.

In tutto l’arco dello sviluppo la violenza assistita provoca ipereccitabilità, iperallarme, inquietudine, aggressività, immaturità psicofisica, minori competenze sociali, comportamenti autolesivi, bassi livelli di interazioni affettive con altri bambini, scarse abilità visuo-spaziali, disturbi dell’apprendimento, uso di alcool.
Gli esiti della violenza assistita talvolta perdurano fino all’età adulta, con l’insorgenza di disturbi di personalità e altri disturbi psichiatrici, portando ad un aumentata probabilità di perpetrare violenza nelle proprie relazioni di coppia adulte, a causa di un’interiorizzazione del modello violento (fin da bambini hanno imparato infatti che la violenza è lecita, nelle relazioni affettive).
In generale i piccoli possono apprendere che l’uso della violenza è normale, che l’espressione di sentimenti, emozioni e pensieri è pericolosa.

Possono apprendere il disprezzo per le donne e per le persone percepite come più deboli ed identificare le relazioni affettive come relazioni di sopraffazione e di possesso.

E’ necessario che gli interventi a tutela dei bambini siano quanto più tempestivi, e prevedano un allontanamento dal genitore maltrattante, un sostegno alla madre (poiché subire violenza domestica può incidere sulla capacità genitoriale), una valutazione del danno sul bambino con predisposizione di interventi specialistici (psicoterapia specifica per superare il trauma).

PER APPROFONDIRE:

  • Rapporto CISMAI, Coordinamento Italiano Servizi Contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia.

“I bambini e i ragazzi testimoni della violenza sulle madri, rappresentano una realtà dolorosa sempre più numerosa nel nostro paese, ma ancora purtroppo sottovalutata e minimizzata; sono i figli e le figlie che vivono insieme alle proprie madri la violenza domestica, che sperimentano direttamente la violenza di genere portando nella loro esistenza ferite indelebili, che possono condizionare pesantemente le loro traiettorie esistenziali. Provano paura, terrore, impotenza, colpa per non riuscire a proteggere la loro madre, ma anche rabbia e frustrazione, e apprendono, loro malgrado modelli di relazioni violente, di potere e sopraffazione.”

Dal dossier emerge che in quasi la metà dei casi di violenza domestica, i figli hanno assistito direttamente ai maltrattamenti.