Recent posts
10 modi per fare la differenza anche durante una pandemia
L’UN-Women, Ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile, chiama all’azione contro la violenza di genere anche e soprattutto adesso.
La pandemia ha rivoluzionato o condizionato tutti noi, ha investito ogni ambito, ha toccato ogni dimensione. Ci ritroviamo in un momento propizio per ridisegnare le priorità.
Vogliamo davvero una società-mondo dove stare a casa, convivere, perché obbligati a farlo per salvare l’umanità intera, diventa un inferno?
L’intensificarsi della violenza domestica in lockdown parla di spazi relazionali vissuti sulla soglia della violenza, parla di un sommerso diffuso che la crisi pandemica ha palesato, parla di una società che tutti noi abbiamo modo di migliorare.
* Mettere fine alla violenza contro le donne è un affare di tutti.
Ecco dieci modi per fare la differenza, anche durante una pandemia.
1
Ascolta e credi alle vittime
Quando una donna condivide la propria storia di violenza sta facendo il primo passo di uscita dalla violenza. é responsabilità di tutti garantire dei luoghi dove la vittima possa raccontarsi, essere ascoltata e dove rivedere la propria storia, avere un sostegno nei percorsi di vita verso il superamento della violenza.
2
insegna alle nuove generazioni
Gli esempi che proponiamo ai giovani modellano il loro modo di pensare riguardo al genere, il rispetto e i diritti umani.
proponi delle conversazioni sul tema dei ruoli di genere sin da tenera età dall’infanzia all’adolescenza, sfida i ruoli tradizionali assegnati a uomini e donne, fa notare gli stereotipi veicolati dai media o dall’ ambiente sociale o scolastico e fa loro sapere che è OK pensarla diversamente. incoraggia una cultura inclusiva che accetta le differenze.
ascolta quello che le nuove generazioni hanno da dire, come ci raccontano la loro esperienza del mondo. il futuro si disegna con l’educazione.
3
chiama i servizi dedicati
i servizi per le vittime di violenza di genere sono essenziali.
questo significa che le case rifugio i centri antiviolenza e i servizi territoriali di supporto alle vittime di violenza di genere devono mantenere l’operatività anche durante la pandemia.
4
Parla di consenso
Concesso liberamente, il pieno consenso è obbigatorio, sempre.
No è no. Sì è sì. Frasi come “se l’é cercata” o “i ragazzi sono ragazzi” rischiano di sfumare i contorni del consenso all’atto sessuale spostando la colpa della violenza sulle vittime e giustificando i maltrattanti.
di stereotipi ce ne sono ancora troppi ma una cosa è chiara: quando si parla di consenso non ci possono essere sfumature.
5
impara a riconoscere la violenza
ci sono diverse forme di violenza e diversi i segnali che la esprimono, saper riconoscere la violenza è una consapevolezza necessaria per poterla contrastare.
6
parla di violenza di genere
la violenza sulle donne è una violazione di un diritto umano. è trasversale ma non inevitabile, a meno che venga taciuta. Parlane e mostra solidarietà con le vittime.
7
opponiti alla cultura dello stupro
la cultura dello stupro prepara il terreno fertile alla banalizzazione della violenza sessuale perchè alimentata da persistenti stereotipi di genere.
pensa a come definisci la mascolinità e la femminilità e a come mettere in discussione tutti i condizionamenti che derivano da stereotipi di genere.
dalla nostra postura culturale sul tema delle identità di genere alle politiche a supporto delle comunità, tutti possiamo contribuire a fermare la cultura dello stupro.
8
supporta le organizzazioni delle donne
fai una donazione alle organizzazioni sul tuo territorio che si impegnano nel sostegno alle donne, amplificano le loro voci, accompagnano le vittime
9
assumi una responsabilità condivisa
la violenza può avere molte forme. non lasciare che si manifestino senza puntare il dito. prendi posizione quando riconosci la violenza: anche solo chiamarla per nome rende la violenza evidente e arginabile.
crea un ambiente sicuro per tutti coinvolgendo le tue reti nel riflettere e confrontarsi su quali sono le attitudini e i linguaggi quando si parla di genere.
ascolta le vittime e sostieni la loro necessità di reintegrarsi al mondo.
10
informati sui dati
per combattere effettivamente il fenomeno della violenza di genere è necessario conoscere la portata dell’istanza.
la raccolta dati è uno strumento chiave per capire il fenomeno, per la programmazione, per garantire adeguato supporto alle vittime e implementare le misure di prevenzione alla violenza
durante il covid-19 la violenza di genere ha registrato un picco ma ci sono state difficoltà e lacune nella raccolta dati sul fenomeno mettendo in luce l’importanza di investire maggiormente nei sistemi di raccolta dati gender-based.
reclama una corretta rilevazione dati sulla violenza e supportane la diffusione.
* liberamente tradotto dal post di UNwomen: Take action: 10 ways you can help end violence against women, even during a pandemic Date: Tuesday, November 17, 2020
Originally published on Medium.com/@UN_Women
Reddito di libertà
IL REDDITO DI LIBERTA’ VIENE DALLA SARDEGNA
il 14 ottobre 2020 la Sardegna ha messo in moto per prima in Italia il progetto pilota di welfare sociale destinato alle donne vittime di violenza.
le difficoltà economiche accompagnano inevitabilmente un percorso di uscita dalla violenza: c’è chi ha perso il lavoro, chi non lavora da anni, chi non ha mai lavorato, chi deve affrontare una separazione legale, chi deve pagare un mutuo, chi non ha dove stare, chi cambia città … Sono in maggioranza madri che devono rivoluzionare il proprio mondo e quello dei figli mantenendo la responsabilità di cura degli stessi dall’educazione alla salute, al frigo pieno.
sono tutte donne che devono fare i conti con se stesse, sono tutte in “uscita”, un cambiamento lungo, doloroso, difficile.
è fondamentale sostenere questo cammino del cambiamento con un periodo al riparo dall’urgenza: avere il tempo per ricostruirsi senza essere angustiate da cosa metto in tavola stasera e domani.
la necessità di sopravvivere non aiuta a risolversi, quando bisogna pensare ai bisogni non c’è spazio per pensare altro. riconoscere che la necessità è invece quella restituire alla società delle donne libere dalla violenza, rafforzate nella loro identità, portatrici di un progetto di vita significa riconoscere la necessità di una società migliore.
garantire una misura di sostegno al reddito per un periodo dai 6 mesi a 1 anno significa tutelare il percorso di uscita dalla violenza delle donne: il tempo per raccogliere i cocci, delineare un progetto di vita e rituffarsi nel mondo; il tempo da investire nella formazione o nella riqualificazione per scommettere su un nuovo inizio personale e professionale.
é il modello di welfare necessario da rivendicare a livello nazionale.
Con la Delibera del 14 ottobre 2020, n. 51/10, la Giunta Regionale ha deliberato in via definitiva la linee guida per il triennio 2020-2022 per il Reddito di Libertà: la delibera per l’anno ha stanziato una quota pari a 514 mila euro (in attuazione di una proposta nata nel 2018 e tradotta nella Legge regionale 2 agosto 2018, n. 33 “Istituzione del reddito di libertà per le donne vittime di violenza” – contributi per il supporto alle spese legali e per inserimento lavorativo a favore delle donne vittime di violenza) e accoglie le raccomandazioni approvate all’unanimità, su proposta della consigliera democratica Rossella Pinna, di ampliamento delle misure attuative del reddito di Libertà oltre che alle donne ospitate presso le Case d’Accoglienza anche alle donne vittime di violenza in carico ai Centri Antiviolenza.
“È un provvedimento importante e di grande civiltà – annuncia la consigliera, Rossella Pinna – Il provvedimento è un esempio di come dinanzi a problemi così urgenti e seri, sia possibile dare risposta condivisa ed efficace al di là delle appartenenze politiche. Il testo prevede la presa in carico con un piano personalizzato delle donne vittime di violenza, stanziando una forma di contributo mensile che le accompagni in un nuovo progetto di vita che preveda la formazione e il reinserimento nel mondo del lavoro”.
“Un reddito che le sosterrà nel loro percorso di ricostruzione personale, che ne garantisca la dignità, ne consenta l’ autonomia e che sia strumento di affrancamento dall’esperienza di violenza, ponendo fine alle condizioni di dipendenza economica e restituendo a tante donne il coraggio per rompere condizioni di maltrattamento, di subalternità e oppressione psicologica e fisica, dando così inizio ad una nuova e più libera esistenza per sé e per i loro figli. Una scelta di fiducia e speranza.”