L'Educazione Sessuale nelle Scuole: ANACRONISMO DI UN TABU'

L'Educazione Sessuale nelle Scuole: ANACRONISMO DI UN TABU'

Nel lontano 2010, l’Organizzazione Mondiale per la Salute definisce gli “Standard per l’educazione sessuale in Europa” con la raccomandazione di adeguamento rivolta a tutti i paesi europei perché la sessualità è parte integrante della salute e “tutti gli individui hanno diritto ad accedere all’educazione sessuale adeguata alla loro età”. Il documento formalizza per la prima volta il concetto di educazione sessuale olistica: “per maturare un atteggiamento positivo e responsabile verso la sessualità, bambini e bambine, ragazze e ragazzi hanno bisogno di conoscerla sia nei suoi aspetti di rischio che di arricchimento. In questo modo saranno messi in grado di agire responsabilmente non solo verso se stessi ma anche verso gli altri nella società in cui vivono.”
Una educazione, quindi che non coinvolge la mera dimensione “biologica” ma che diventa educazione affettiva, emotiva, sentimentale andando invece a focalizzarsi sulla dimensione relazionale perché la sessualità mette in gioco molteplici aspetti culturali e il modo in cui viene pensata e vissuta determina chi siamo e come ci relazioniamo. Educare alla sessualità significa parlare di genere, piacere, valori, emozioni, identità, rispetto di sé e dell’altro. Sdoganare il tema della sessualità dai tabù è quindi fondamentale per una cultura del rispetto e contro la violenza nelle relazioni: l’educazione è la strada maestra contro la violenza di genere per le generazioni future.

E l’Italia…, ad oggi, non ha raccolto la raccomandazione dell’OMS: l’educazione sessuale nelle scuole italiane non è materia obbligatoria e si risolve con circa due misere pagine di scienze sugli organi riproduttivi o con rarissime proposte extracurricolari ad adesione strettamente facoltativa di qualche istituto. Sarà forse perché, come recita il folklore, in Italia abbiamo il Vaticano? Forse. Ma le leggi dello Stato non le decide la Chiesa. Tra l’altro, nel gennaio 2019, di rientro dalla Giornata Mondiale per la Gioventù, Papa Francesco dirà: “Il sesso non è un mostro. E’ un dono di Dio. Nelle scuole bisogna dare l’educazione sessuale”. Certo, è una affermazione recente. Più radicato nel tempo e nelle menti dei genitori, i primi educatori “informali” alla sessualità, è invece l’imbarazzo a trattare il tema: c’è la tendenza a non parlane ma anche il silenzio parla e, in questo contesto, dice che che il sesso è una cosa “sporca”. E, se i genitori non hanno gli strumenti per parlare di un tema che non vogliono affrontare e che diventa sempre più articolato, i nativi digitali possono contare sulla rete: la facilità di accesso ai contenuti pornografici è la chiave di una diffusa cultura “fai da te”. Il porno è uno specchietto per le allodole e trasmette una idea di sessualità “finta”, da zero-emozioni, meccanica, strumentale, da prestazioni tanto performanti da poter essere difficilmente riprodotte nella realtà. Il ricorso a internet come fonte primaria di “apprendimento” è comunque rischioso: è facile la deviazione verso informazioni frammentarie o scorrette. 

Di fatto, la scuola dovrebbe assumere il ruolo decisivo per l’educazione formalizzata “basata sul concetto di sessualità come un’area del potenziale umano” e strutturare un percorso di crescita sulla scia della Matrice proposta dall’Oms: le aree tematiche (“Il corpo umano e lo sviluppo”, “Fertilità e riproduzione”, “Sessualità”, “Emozioni/affetti”, “Relazioni e stili di vita”, “Sessualità, salute e benessere”, “Sessualità e diritti” e “Influenze sociali e culturali sulla sessualità”) si ripetono ma vengono coniugate con un linguaggio e un contenuto diversi a seconda della fascia di età.

E le ragazze, i ragazzi, cosa ne pensano? Quest’anno “L’educazione sessuale arriva nelle scuole. Ed è fatta dai ragazzi”: Making of Love è un progetto “vissuto” da un gruppo di ragazzi e tradotto in un libro, un documentario e un film per parlare di sessualità. “Nell’Italia del 2020 la maggioranza dei ragazzi dai 12 anni in su fa uso quasi quotidiano della pornografia: ma sarà possibile raccontare nelle scuole i mille volti della sessualità con rispetto e leggerezza senza le paure e la pesantezza del mondo adulto?”

Per maggiori informazioni e per diffondere l’iniziativa nella tua scuola o nei cinema della tua città:

 

Per leggere il documento “Standand per l’educazione sessuale in Europa”, Ufficio Regionale per l’Europa dell’OMS e BzGA, 2010