UNO SPAZIO DI CONDIVISIONE
Leggi il nostro Diario!
paola
Un quaderno di scuola ripescato dalla soffitta. Classe I Media. Anno 1978.
Cosa intendi per violenza?
Cosa ne pensi della violenza?
Secondo te la nostra società è violenta? Sotto quali aspetti?
Pensi che alle volte la violenza sia necessaria?
Quali fattori pensi che avviino i giovani alla violenza?
Ritieni che anche la pubblicità sia una forma di violenza psicologica? Perché?
La donna, che tipo di violenza pensi che subisca nella nostra società?
Domande importanti per un-a dodicenne… E perfettamente in linea con i tempi. Tempi di lotta. Il 1978 è un anno di terrorismo ma è anche un anno cruciale per il movimento delle donne e di conquista di diritti civili con l’approvazione della legge sull’aborto.
Ti invito a fare un esercizio! Rispondi alle domande del quaderno.
erica
Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare… Così ragiona l’Italia. Il gioco è indubbiamente duro, la pandemia sconvolge profondamente gli assetti socioeconomici e le vite di tutti e tutte … ma i duri chiamati a scendere in campo sono i veri duri, quelli con le palle: gli uomini.
La gestione dello stato emergenziale è stata affidata, inizialmente a un comitato tecnico-scientifico composto da 20 uomini su 20 e, ad oggi, la task force governativa di Colao eccelle con 4 donne su 17 uomini: meglio di niente ma trattasi comunque di una rappresentanza decisamente iniqua per garantire una visione comprensiva di tutte le istanze sociali.
Le misure a sostegno della genitorialità parlano da sole: è evidente che sono state pensate da uomini, da quel genere di uomini convinti di poter fondare la ricostruzione del sistema di welfare sul lavoro a costo zero delle donne, il così detto lavoro di cura.
La sospensione dei servizi educativi non può risolversi con un congedo di 15 giorni che si è dovuto miracolosamente giostrare dal 5 marzo al 3 maggio in attesa del fatidico “decreto di Aprile” o con un ostico bonus baby sitting di 600 euro che, facendo un calcolo approssimativo sulla base di una paga oraria media di 12euro e volendo coprire almeno 4 ore al giorno, potrebbe valere per una decina di giorni…
E’ chiaro che le donne sono chiamate a fare i salti mortali perché oltre a sostenere la prima linea come infermiere, dottoresse, ricercatrici, farmaciste, operaie e impiegate dei settori essenziali sono anche madri. E, in Italia, chi si occupa dei figli? Il sistema welfare in Italia funziona così: chiudono le scuole, i servizi di conciliazione sono da sempre pressoché inesistenti ma, nessuna paura, ci sono le donne!
Gli strumenti anticrisi e gli scenari di prossima riemersione dall’emergenza sono stati pensati sulla base di un contesto sociale che assegna naturalmente alla madre lavoratrice il compito di cura familiare senza considerare quindi le possibili ricadute sulla tenuta di partecipazione femminile al mercato del lavoro. Se nella fase di ripresa ci si vedrà costretti a sacrificare il lavoro a sostegno della cura dei figli, è meglio che sia la donna a farlo, quella più portata … La madre lavoratrice inoltre è considerata “meno rilevante” sul piano della partecipazione al bilancio familiare perché spesso, a parità di mansione, ha una retribuzione più bassa. Non è da escludere quindi che negli scenari futuri il mercato del lavoro possa risentire di una effettiva riduzione della componente femminile e questo non è un grande passo avanti per l’umanità …
E’ invece auspicabile compiere un piccolo passo proprio adesso ed esigere una adeguata composizione dei centri decisionali in modo da rappresentare le istanze, le esigenze, le visioni delle donne, delle lavoratrici, delle madri per un futuro più giusto.
Sosteniamo la petizione di #Datecivoce
Tutti noi, nel corso della nostra esistenza, ci troviamo ad affrontare momenti di crisi.
La parola CRISI significa FRATTURA.
Significa, cioè, che un equilibrio che si è mantenuto nella nostra vita, per varie ragioni, si sta sgretolando e trasformando in una condizione nuova e forse potenzialmente più funzionale per noi.
Significa che magari non stiamo più bene in certe situazioni o con certe persone, che vogliamo e abbiamo bisogno di qualcosa di diverso, e che magari ne siamo pure consapevoli, ma….. fatichiamo ad accettarlo.
Accettare che qualcosa nella nostra vita stia cambiando è sempre molto difficile, anche se dentro di noi sentiamo che quel qualcosa non è più sintonico con i nostri bisogni, i nostri desideri, il nostro modo di essere.
Allora attiviamo una lunga resistenza contro il cambiamento, che viene visto come un nemico, e inneschiamo una serie di meccanismi di difesa per tentare di contrastare una forza che, nonostante tutti i nostri sforzi (scusate il gioco di parole), è già in corso e non si può fermare.
Per questo spesso le crisi sono lunghe e dolorose, perché la nostra resistenza amplifica inutilmente i loro effetti.
Il filosofo romano Seneca scrisse: “Ducunt volentem fata, nolentem trahunt”, cioè il fato conduce dolcemente chi si lascia guidare, e trascina chi gli resiste.
Quando stiamo male, noi sentiamo e vediamo solo il dolore, siamo concentrati esclusivamente su quello, ma non comprendiamo che il nostro malessere nasce sempre per dirci qualcosa, qualcosa su di noi e sul momento che stiamo vivendo.
E a volte, siccome non ascoltiamo, il dolore deve alzare il volume della voce e urlare.
Le crisi fanno paura, ci fanno soffrire, ma spesso sono il preludio di un cambiamento importante, anzi, mi permetto di dire che nessun cambiamento autenticamente significativo nella nostra vita avvenga senza una crisi che lo preceda…
Dal BLOG della Dott.ssa Nadia Mortara
rita
Costretta tra le mura domestiche in questo periodo difficile e surreale, ho più tempo per pensare, faccio attenzione alle cose in modo più consapevole, senza fretta mettendoci tutto il tempo necessario, colgo sfumature e……
…..“Il mio ragazzo è su quel gruppo Telegram, ha detto che non ci avrebbe mai più mandato niente, è successo solo una volta, la volta in cui ho scoperto delle mie foto, per lui era come su YouPorn…”
Se un uomo non è disposto a rinunciare alla pornografia, se usa l’intimità di coppia per diffondere in rete le immagini di nudo della propria partner, non merita il tuo tempo.
Da donna che sta dalla parte delle donne una risposta ce l’ho limpida e cristallina: LASCIALO.
E’ doloroso ma è doloroso anche sapere che il tuo compagno non ha rispetto per te e per le altre donne, che sono solo pezzi di carne per lui, perfettamente intercambiabili e sfregiabili.
Mia cara non sei sola, ma se sceglierai una relazione con un frequentatore di Revenge Porn, ti sentirai più sola che mai.
I femminismi sono un paio di occhiali sul mondo, pesantissimi da portare, siamo però in tante a dividerne il peso, NON SEI SOLA.
Questo tempo di Covid19, ci permette di ridisegnare il nostro futuro, di immaginarlo programmandolo libero da ogni tipo di violenza sulle donne.
erica
Già dire donna è dire casa. L’etimologia è latina.
Domina – Domus – Donna
Dominus – Domus -Donno (ebbene sì, uomo, rimane in uso la forma contratta di don in spagnolo)
Nell’antica Roma il padrone di casa (dominus) e sua moglie (domina) avevano potere indiscusso su tutto ciò che era di loro proprietà nella domus, schiavi inclusi. Dominus e Domina dominano la casa. Sembrerebbe una condizione paritaria. Ma. La padrona di casa domina solo perché moglie del padrone di casa. É una definizione in relazione all’uomo, in subordine. Peccato poi che il padrone di casa padroneggi non solo in casa ma anche fuori di casa, ha un ruolo pubblico, ha un posto nel mondo.
Questa casa…: si è storicamente rivelata una scelta perfetta in termini di controllo sulla donna, di confinamento nell’ambito del privato, di esilio dal mondo che c’è là fuori e che è lo scenario della piena realizzazione del sé…
Questa casa…: certo, ce ne è voluto di tempo per riuscire ad uscirne. E cominciare a trovare un posto nel mondo. Libere.
Oggi la casa è ancora il luogo del privato. E, più che sentirci padrone di casa, sentiamo il bisogno di avere un luogo speciale, un riparo, un nido, un luogo protetto, un posto dove ci si sente liberi di cucinare in mutande, di fare la doccia con la porta aperta del bagno, di piangere guardando la serie in voga, di mettere una parrucca per videochiamare gli amici, di dormire con un peluche, di amare…
Eppure là dentro, in quel luogo del privato, in quel luogo dell’intimità, lontano dagli occhi di tutti ovvero se ci sono testimoni sono dei bambini, là, dentro molte case, c’è violenza.
Là dentro le relazioni si spogliano, si mostrano per quello che realmente sono: la relazione positiva con-vive mentre la relazione sbagliata scoppia. E se scoppiasse e basta, sarebbe un cambiamento e i cambiamenti si accettano: la violenza è invece inaccettabile. Penso questo. Sono tempi difficili. Siamo chiamati a resistere a un evento epocale, questo Sir. Covid19 è già nella storia. Siamo chiamati anche a ripensare il presente e pensare al futuro. E mi chiedo, tra le tante cose, che relazioni vogliamo per il futuro?
angela
In questo periodo di isolamento, mi sono soffermata a riflettere su questa affermazione che mi ha molto colpito ascoltando la tv.
I tratti preziozi delle donne …
Cosa sono? Beh ecco non so esattamente che forma o dimensione abbiano, ma per me sono le braccia aperte “tanto così” per dimostrare la grandezza dell’amore senza condizioni, gli occhi e la bocca “a parentesi tonda” che spiegano la potenza di un sorriso che contagia tutti e infine, ma non meno importante, i pugni stretti della determinazione per contrapporsi alla paura.
Questi. Sono i miei tratti preziosi.
paola
Ho il cielo sopra la testa
ecco la libertà
sento,
il respiro è leggero, lo sguardo corre,
il dolore scarnifica,
entra dentro
ho la terra sotto i piedi
ecco la libertà
penso, l’amore dei figli al sicuro
nella mia maternità ora fisica e accudente
dono a loro la speranza, la faccio mia
il mio cuore batte
ecco la libertà, credo e vedo
lo slancio e il coraggio di vivere con i colori
della dignità incondizionata
pur isolate nelle mura, pur maltrattate e violate
ecco la libertà
che cresce e riempie.